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La “memoria Storica” Della Fondazione Si Racconta

La “memoria storica” della Fondazione si racconta

Ecco a voi una breve intervista a Maurizio Bertozzi sui principi generali dell’accoglienza dei minori.

Maurizio Bertozzi, psicologo della Fondazione San Giuseppe dal 1983, attualmente è il più anziano degli operatori in servizio.

Oggi è coordinatore del CSRD La Sorgente e si occupa degli aspetti organizzativi e gestionali della Fondazione.

Quali sono i soggetti istituzionali che sono implicati nella gestione del servizio?

L’ente gestore delle Comunità Educative siamo noi della Fondazione San Giuseppe, il servizio viene svolto in collaborazione con la Cooperativa il Millepiedi.

I minori inseriti nelle strutture sono inviati dai Servizi Sociali del territorio che corrispondono anche una retta per la permanenza dell’utente e lo seguono nel suo percorso. In molti casi gli stessi servizi esercitano anche la tutela, soprattutto nei confronti dei minori stranieri non accompagnati (MSNA).

Sono presenti convenzioni tra più soggetti istituzionali?

Abbiamo convenzioni con l’AUSL della Romagna Distretto di Rimini; nel caso in cui il minore provenga da un’altra zona vengono stipulate delle convenzioni ad hoc.

Per quanto riguarda i MSNA, si tratta di un progetto del Comune affidato ad un ATI (Associazione Temporanea d’Impresa) che ci vede coinvolti insieme ad altri 4 soggetti.

Quindi all’interno della casa convivono due realtà: i ragazzi che vengono gestiti direttamente da noi su invio dei Servizi Sociali, ed una percentuale in aggiunta pari al 25% della capienza delle case,  destinata a MSNA che hanno un contratto di permanenza con regole diverse.

Come avviene l’incontro tra i Servizi Sociali ed i minori?

In passato i ragazzi venivano individuati dai Servizi Sociali, attraverso canali ed istituzioni presenti sul territorio (scuola, associazioni, sanità pubblica).

Nella maggior parte dei casi era un  decreto del Tribunale dei Minori che sanciva l’allontanamento dalla famiglia e l’inserimento in Comunità spesso alla fine di un percorso tendente sia all’aiuto diretto al nucleo familiare che attraverso altre forme di intervento (affido familiare, adozione, ecc…) .

Noi come Fondazione non accettiamo inserimenti che non siano proposti o avallati dai Servizi Sociali territorialmente competenti, questo a garanzia della correttezza dell’inserimento stesso.

In questo periodo il canale principale da cui provengono gli inserimenti sono le strutture di emergenza perché i minori spesso sono rintracciati, o si presentano spontaneamente, dalle forze dell’ordine in quanto presenti sul territorio privi di tutela. In questi casi le famiglie non sono rintracciabili, quindi il lavoro con quest’ultime è diminuito tantissimo.

Quindi il minore viene presentato alla Comunità ed è esaminata la sua possibile candidatura?

C’è una presentazione iniziale con l’invio della relazione da parte dei Servizi Sociali e una valutazione in équipe sulla compatibilità della proposta di inserimento con la situazione logistica ed ambientale della casa. La valutazione sulla fattibilità dell’inserimento del minore è estremamente importante perché deve rispettare sia le legittime esigenze del nuovo entrato ma anche gli equilibri e le caratteristiche che il gruppo minori – educatori ha creato all’interno della struttura.

Con l’inserimento viene anche elaborato il progetto educativo individualizzato che viene sottoposto a periodica verifica con i Servizi Sociali invianti.

Nella mia esperienza gli incontri di verifica del progetto tra gli Educatori ed i Servizi Sociali invianti erano estremamente importanti, in quanto permettevano di valutare sia il percorso del minore all’interno della struttura (attraverso i contributi degli educatori) che quello della famiglia di origine (attraverso i contributi dei Servizi) offrendo un panorama completo per prendere le decisioni operative più appropriate e conformi al progetto sul minore.

Nello specifico del lavoro educativo oltre alla trasmissione dei valori fondanti, la convivenza civile e la valorizzazione delle proprie capacità, credo sia estremamente importante favorire l’elaborazione da parte del minore della sua posizione rispetto a sé stesso, la famiglia e il mondo, questo soprattutto quando si è in presenza di nuclei familiari che esprimono legami patologici in cui il minore risulta la parte più debole ed a rischio .

Quali sono gli altri servizi gestiti dalla Fondazione San Giuseppe?

Gestiamo due comunità educative residenziali per minori, una comunità semi-residenziale per disabili ed il servizio post-18 per i neo maggiorenni.

In passato avevamo anche una comunità psichiatrica ed un asilo nido; puoi vedere che siamo un ente che si adatta al cambiamento delle esigenze della realtà riminese.

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